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Il "Polo del freddo" diventa caldo: raggiunti i 38 gradi sulla Riviera Siberiana
Continua a manifestarsi l'emergenza del surriscaldamento globale: nella città di Verkhoyansk, in Yakutia, regione al di sopra del Circolo polare artico russo, si è registrata una temperatura da record. L'anomala ondata di calore della zona, il cui picco è stato sabato 20 giugno, continua da mesi e non accenna a fermarsi.
Arte e società
L'anomalia sulla Rivera Siberiana, come intuibile, non è isolata ai giorni di giugno: l'ondata di caldo estesa a parte del Circolo polare artico, secondo il Copernicus Climate Change service, è iniziata a marzo ed è continuata ad aprile e maggio (mese più caldo, con una temperatura media 10 gradi circa più alta del normale). Poi a giugno, il record. E la World Meteorological Organization prevede che questa situazione potrebbe proseguire fino ad agosto. Greenpeace ha dato l'allarme in una nota, ancor prima che si verificasse il picco: “Negli ultimi 30 anni l’Artico si è riscaldato a una velocità due volte superiore alla media globale. E le conseguenze di questo processo iniziano a farsi vedere con tutti i loro devastanti effetti”. L'organizzazione non governativa ambientalista e pacifista fondata a Vancouver nel 1971 ha inoltre sottolineato come l'aumento delle temperature nella zona artica porti con sé due fenomeni che aumentano il surriscaldamento globale, ovvero lo scioglimento del permafrost e gli incendi nella tundra. Quest'ultimo, infatti, è un fenomeno che si intensifica con un clima eccezionalmente caldo e secco e, se si considera che nel 2019 i roghi avevano bruciato oltre tre milioni di ettari di terra, quest'anno la stagione si preannuncia ancora peggiore. La testata giornalistica Internazionale, in un articolo, ha citato anche una nota del climatologo Jeff Berardelli, che paventa come temperature come quelle registrate a Verchojansk potrebbero diventare la norma nell’Artico verso il 2100, se il cambiamento climatico proseguirà di questo passo. Quello che è certo, è che questo trend non può continuare. L'Accordo di Parigi - al netto dell'ormai noto dietrofront di Trump - deve essere ora più che mai priorità globale.