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Dall'Arte Povera a Michelangelo Pistoletto, alla GAM di Torino la scultura italiana in mostra
La Galleria d'Arte Moderna del capoluogo piemontese propone, fino al 10 settembre, 50 sculture di 40 artisti della nostra penisola realizzate tra il 1940 e il 1980. Il progetto espositivo, curato da Riccardo Passoni e intitolato "Viaggio al termine della statuaria", vede tra i lavori in mostra anche "Raggiera di specchi" del 1973 – 1976 di Michelangelo Pistoletto.
Michelangelo Pistoletto

“Gli anni sessanta - viene aggiunto nella nota - sono rappresentati tra gli altri da lavori di Giuseppe Uncini, Nicola Carrino, Pietro Gallina, Mario Ceroli, con opere che sperimentano materiali eterogenei. Con il suo tappeto natura La Zuccaia del 1966, Piero Gilardi - da poco scomparso e a cui la GAM vuole rendere un affettuoso omaggio - approda a una inedita scultura morbida, in poliuretano espanso colorato, con cui affronta il tema natura/artificio e allo stesso tempo denuncia la mercificazione dell’ambiente. Con ovvie ragioni il binomio arte/natura è più che affrontato dai protagonisti dell’Arte Povera: da Lavorare sugli alberi, Alpi Marittime di Giuseppe Penone, a Senza titolo di Giovanni Anselmo, fino ai processi chimico-fisici proposti da Gilberto Zorio”. Il percorso si conclude con le ultime esperienze degli anni settanta – inizio anni ottanta: qui uno dei protagonisti è Michelangelo Pistoletto, che lasciava la stagione degli Oggetti in meno a favore di opere specchianti, assorbendo lo spazio circostante come in Raggiera di specchi del 1973 – 1976 (nell'immagine di copertina), presente in mostra. Si passa poi a Nanda Vigo, che, con l’intento di indagare un nuovo esito percettivo, proponeva nel 1976 Exoteric Gate, in vetro ferro e neon: una riconnotazione dello spazio, alterato da un’installazione geometrica e luminosa. La riappropriazione della scultura, dopo la stagione concettuale e poverista (ma facendone tesoro) sarà riattivata con la terracotta da Giuseppe Spagnulo e Nanni Valentini, con il gesso da Paolo Icaro, secondo diversi paradigmi, per giungere al trionfo monumentale della ricerca plastica de La Campana di Luigi Mainolfi.