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"A Conversation Piece": Michelangelo Pistoletto e Lee Ufan in dialogo ad Arles

Dal 25 giugno al 5 ottobre 2025, l’Hôtel Vernon di Arles – sede della Lee Ufan Foundation – ospita la mostra A Conversation Piece, che vede Michelangelo Pistoletto e il maestro coreano confrontarsi per la prima volta in un dialogo visivo tra Arte Povera e Mono-Ha. Un incontro tra Oriente e Occidente che riflette sullo spazio, sulla materia e sull’esperienza attiva dell’arte. Michelangelo Pistoletto sarà presente ad Arles oggi - 9 luglio - in occasione del vernissage ufficiale della mostra, preceduto ieri – l’8 luglio – da un incontro pubblico tra i due artisti al Teatro di Arles.

Michelangelo Pistoletto

Cosa accade quando due artisti che parlano linguaggi diversi si incontrano in uno spazio che ne amplifica le risonanze? Succede che i materiali prendano la parola, che i silenzi si trasformino in visioni, che l’arte diventi un campo d’ascolto. Succede ad Arles, negli spazi dell’Hôtel Vernon – sede della Lee Ufan Foundation – dove ha aperto A Conversation Piece, un’esposizione che mette in dialogo le opere di Michelangelo Pistoletto e Lee Ufan.

La mostra si sviluppa lungo un percorso inedito, che coinvolge sia le collezioni permanenti della Fondazione sia installazioni site-specific, articolandosi su tre livelli con lo scopo di indagare il rapporto delle opere con lo spazio e con lo spettatore. Le superfici specchianti di Pistoletto si confrontano infatti con le pietre, i metalli e le composizioni essenziali di Lee Ufan. In una delle sale, ad esempio, uno specchio di grandi dimensioni accoglie l’immagine riflessa di una scultura “Relatum”, trasformando l’ambiente in una soglia tra presenza e rappresentazione. Le opere si osservano, si avvicinano, si rispondono, costruendo un equilibrio non solo estetico, ma percettivo.

Il cuore della mostra è l’incontro tra i due artisti, che non si limita a un confronto formale, ma diventa un vero e proprio esercizio di ascolto tra poetiche affini. Michelangelo Pistoletto e Lee Ufan interrogano la relazione tra oggetto e spazio, tra cultura orientale e occidentale, tra gesto e materia, lasciando che sia il visitatore a completare l’opera con la propria presenza. È in questo campo relazionale che le loro pratiche si incontrano: non nell’omologazione, ma nella coabitazione tra differenze.

A Conversation Piece sarà presentata ufficialmente al pubblico oggi - 9 luglio - alle 17.00 con un vernissage che vedrà la partecipazione del maestro biellese. Ieri - 8 luglio - alle 17.30, si è tenuto un incontro pubblico tra i due artisti al Teatro di Arles, moderato da Emma Lavigne, direttrice della Fondation Cartier pour l’Art Contemporain.

In questo dialogo silenzioso ma potente, si ritrovano i principi che da sempre animano il lavoro di Cittadellarte. Così come questa mostra costruisce un ponte tra due visioni geograficamente e culturalmente distanti, anche le progettualità della Fondazione Pistoletto si fondano sull’arte come strumento di relazione, trasformazione e responsabilità collettiva. L’incontro tra i due maestri è dunque un invito a pensare l’arte come luogo dell’ascolto, del possibile e del condiviso.




Nota di approfondimento
Lee Ufan è nato nel 1936 a Haman, in Corea del Sud. Dopo aver studiato filosofia in Giappone, ha sviluppato un percorso artistico internazionale che lo ha portato a fondare, alla fine degli anni Sessanta, il movimento Mono‑Ha, letteralmente “scuola delle cose”. Il Mono-Ha si basa sull’idea che l’opera non debba trasformare i materiali naturali o industriali, ma semplicemente accostarli, rivelandone le interazioni e il rapporto con lo spazio circostante. È una pratica contemplativa, che valorizza l’attesa, il vuoto, la presenza minima. Questa visione trova un’eco profonda nel lavoro di Michelangelo Pistoletto, che con le sue superfici specchianti invita da decenni lo spettatore a diventare parte attiva dell’opera. Entrambi i maestri rifiutano la centralità dell’oggetto e aprono la pratica artistica alla relazione, facendo della percezione e dell’esperienza condivisa il vero fulcro della creazione. In mostra ad Arles, questo dialogo si fa concreto, restituendo all’arte il suo valore più universale: la capacità di generare incontro.

Pubblicazione
09.07.25
Scritto da
Sofia Ricci