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L’evoluzione epocale del Terzo Paradiso
Spiritualità e religione, trinamica e Statodellarte, creazione e armonia: una soglia su “Arte al Centro” con lo sguardo di Michelangelo Pistoletto.
Quando ti rechi da Michelangelo Pistoletto per una riunione, un’intervista o un dialogo informale, ti senti immediatamente accolto. Ospitato nella casa dove si respira arte in ogni angolo, la sua energia ti circonda, il suo carisma e il suo acume ti rapiscono, il leggero e intraprendente sorriso che adorna il suo volto ti avvolge. Dopo l’invito ad accomodarti, una battuta stempera ogni possibile parvenza di tensione. Faccia a faccia, ti osserva mentre parla, gesticola con le mani, in una sorta di rito inconscio che dà il via alla conversazione. Sullo sfondo delle parole, un caffè. Così come non manca mai Maria, moglie di Michelangelo, al suo fianco per offrirti con delicatezza la tazzina di espresso preparata con la moka. Dopo una breve attesa, un aroma inconfondibile si diffonde in tutta la stanza. Lui lo sorseggia, come se fosse fonte di elisir creativo, una preparazione interiore per un itinerario alla scoperta di ignoti orizzonti dove ti condurrà poco dopo. Ed ecco, all’improvviso, una nuova espressione. È determinato, pronto a intraprendere un metaforico viaggio. Sì, perché dialogare con lui porta a solcare nuovi mari di conoscenza. Semplicemente stando fermi, seduti. Parlargli significa imparare. E non importa se, lavorando in Fondazione, si abbia la fortuna e l’onore di averlo ascoltato innumerevoli volte. Le sue parole lasciano sempre un segno, rimangono indelebili, invitano a riflettere, anche ore e giorni dopo la conversazione. L’intervista, non è solo un mero approfondimento o una panoramica di contenuti, ma una condivisione. È a tutti gli effetti un dono ogni volta differente, che offre non solo a chi la scrive, ma a ogni singolo lettore.
Michelangelo, con la tua arte, da sempre, non ti limiti ad abbattere le barriere culturali e sociali, ma inviti ad amare le differenze. Il tuo impegno profuso nel creare ponti tra discipline ha dato un nuovo frutto: l’Ufficio Spiritualità, con sede a Cittadellarte negli spazi ex fabbrica Gualino, ora Palazzo del Buongoverno. In riferimento a questo laboratorio multiculturale dedicato alla ricerca e al dialogo interreligioso, come può, nel 2025, la connessione fra arte e spiritualità generare armonia?
La formula della creazione può essere usata in due modi: mettendo gli elementi diversi e contrapposti rappresentati nei due cerchi esterni del simbolo trinamico in connessione nel cerchio centrale, il risultato può essere di produzione mostruosa o virtuosa. Ecco, le religioni hanno come compito quello di fornire un simbolo connettivo che produca un’intesa tra le persone. La parola “religione” ha infatti come significato il concetto di “religare”, cioè di unire. L’unione religiosa ha un effetto politico, perché la politica unisce le persone creando la società; l’intenzione originale della religione è proprio quella di connetterle in senso virtuoso e non mostruoso. Purtroppo, il concetto di predazione che gli esseri umani acquisiscono dalla natura, la quale si nutre cibandosi di se stessa, viene applicata alla conquista dell’individuo, o del gruppo di individui su altri che sono riuniti in diverse forme di unione. Queste, se rispondono al concetto di “relegare”, cioè separare, contraddicono il significato di “religare”. Mentre invece “relegare” vuol dire legare persone in gruppi che si distinguono per principi e fini diversi e opposti, dando origine a conflitti e guerre, e questo avviene tra religioni e gruppi sociali diversi. Il risultato di questi conflitti consiste nella guerra che porta all’eliminazione dell’avversario inteso come animale da predare – e di cui nutrirsi – per far crescere il proprio potere.
Nessuna attenuante dunque: anche la religione, così come l’arte, ha per te la responsabilità di ispirare e generare pace preventiva. Eppure, le cosiddette “guerre sante”, nel XXI secolo, non risultano così anacronistiche...
Il concetto di “Pace Preventiva”, che dovremmo sviluppare e portare a compimento, sta nella considerazione che si possa, usando la propria creazione e intelligenza, eliminare il fenomeno predatorio. È proprio questo che fa degli esseri umani dei cannibali culturali. Come si vede, la parola “religione” e l’attività delle religioni stesse hanno una responsabilità essenziale nello sviluppare un sistema che non esclude la diversità delle idee e delle posizioni culturali e politiche, ma non ammette la finalità possessiva nell’azione di una parte verso l’altra. Le differenze sono costitutive dell’esistente, ma, attraverso il simbolo trinamico che le rappresenta tutte nei due cerchi esterni per ottenere una pace preventiva e costante, devono unirsi nel cerchio centrale, unendo mostro e virtù in modo tale da creare un equilibrio dinamico e un’armonia estesi nella società umana. Ecco qual è, per me, l’importanza delle religioni, che possono essere sì diverse, ma tutte con un unico scopo: usare la formula trinamica trasformando il conflitto da guerra in pace.
Al Palazzo del Buongoverno si può scoprire la mostra U.R.-R.A. Unity of religions - Responsibility of Art, for a Preventive Peace, che presenta una serie di tue installazioni inedite. All’apparenza, può destare stupore questo acronimo, che riconduce alla parola di norma proferita in situazioni di gioia o esultanza. Un’analogia che suona come un appello collettivo. Quando, per te, l’umanità potrà permettersi di gridare “Urrà”?
Come ogni altra cosa esistente, questa parola nasce dal caso: U.R. è l’acronimo di “Unity of Religions”, ma immediatamente questa unità si crea attraverso l’azione dell’arte, quindi R.A., ossia “Responsibility of Art”. Per caso i due acronimi hanno creato questa parola esultante. Tu mi chiedi quando potremo usarla come successo del progetto di pacificazione interreligiosa… per me, il fatto che fin da ora quattro persone che rappresentano quattro tra le più estese religioni del mondo — Cristianesimo, Ebraismo, Induismo, Islam, in ordine alfabetico — abbiano concepito insieme a Cittadellarte e firmato la tavola interreligiosa della pace preventiva porta già a poter usare questo termine. È un successo. Inoltre, risulta interessante, oggi, che tutti possano diffondere questa carta: da adesso in poi, molti altri, leggendola, potranno esclamare “urrà!” con sentimento partecipativo.

Michelangelo Pistoletto, Statodellarte, 2025.
In questa edizione di Arte al Centro assistiamo a un cambiamento epocale, asserirei rivoluzionario, per la tua poetica artistica: il simbolo del Terzo Paradiso, che è diventato teorema della trinamica e formula della creazione, si “trasforma” nell’opera Statodellarte. Questo passaggio costituisce un netto mutamento o segna un naturale sviluppo evolutivo del simbolo trinamico?
Il simbolo rimane tale e quale, passando dal Terzo Paradiso alla trinamica fino alla formula della creazione. E così, tale e quale, è stato assunto da Cittadellarte, come filo rosso che connette ogni sua attività. È Cittadellarte stessa che estende la sua identità nello Statodellarte. Il concetto di Cittadellarte comprendeva già, secondo la sua visione prospettica, l’estensione della città in civiltà, dunque in civiltà dell’arte. Lo Statodellarte è la trasposizione di Cittadellarte nell’attività pratica, dunque politica, che è naturale estensione del concetto di “civitas”, ovvero tra città e civiltà. Dunque, come da tua domanda, è sicuramente utile considerare il processo evolutivo dal Terzo Paradiso all’attuale Statodellarte. Il simbolo trinamico poneva in un cerchio la natura, primordiale e incontaminata, e nel cerchio opposto la nascita e lo sviluppo del mondo artificiale, nato con il morso biblico della mela che rappresenta il peccato originale degli esseri umani. Oggi stiamo assistendo alla fase finale del peccato finale: continuando a divorare la mela, cioè trasformando il pianeta naturale in un mondo totalmente artificiale, il peccato arriva alla sua massima estensione. E questo avviene anche là dove le religioni non hanno concepito la mela biblica. Ecco perché, come da te giustamente definito, questo è un momento epocale, senza precedenti.
Giunti a questo crocevia e assunta consapevolezza dell’ineluttabile estensione del peccato originale, come orientarsi e tendere verso un equilibrio virtuoso e non effimero?
Abbiamo la responsabilità, come esseri pensanti, e soprattutto come esseri che hanno individuato la formula della creazione, sia naturale sia artificiale, di assumere il totale controllo del processo in divenire. Per questo l’arte (creazione) attiva questo nuovo cammino – che rispecchia e ribalta quello già percorso – e si trova al centro di un simbolo trinamico che non è più solo quello del Terzo Paradiso, ma anche quello che sta tra un pianeta antropizzato e un cielo artificiale che lo avvolge.
Come hai rappresentato questo processo nello Statodellarte? Quali sono i cerchi che lo compongono?
Il mondo naturale, dalla rivoluzione industriale in poi, si è via via antropizzato, facendo crescere il peso sul pianeta del prodotto artificiale al di sopra di quello della consistenza naturale, intesa come animali e vegetali. Dunque, in un cerchio poniamo il pianeta antropizzato al posto di quello naturale, e nel cerchio opposto poniamo lo sviluppo artificiale-tecnologico; quest’ultimo assume la dimensione di un cielo virtuale che avvolge totalmente il pianeta Terra. L’arte, invece, rimane nel cerchio centrale con il compito di unire in equilibrio e armonia il primo disegno, quello del Terzo Paradiso che si traccia in senso orizzontale, e il secondo disegno tracciato in senso verticale che unisce il globo antropizzato e il cielo virtuale. L’arte rimane dunque al centro dei due segni trinamici che ruotano intorno a esso, ponendosi come livello mediano tra cielo e terra, disegnati verticalmente, e di natura e artificio, estesi orizzontalmente. Questo nuovo disegno globale è esposto per la prima volta in grandi dimensioni nel terrazzo del Palazzo del Buongoverno, che si inaugura il 28 giugno 2025 con la rassegna Arte al Centro.

Michelangelo Pistoletto, "Terzo Paradiso - Unity of Sports for Preventive Peace", 2025.
Dalla spiritualità al Terzo Paradiso fino all’intelligenza artificiale: ad Arte al Centro è proposta la tua nuova opera Mirror of Eternity. In riferimento al titolo, che cos’è, per te, lo specchio dell’eternità?
È la possibilità di vivere attraverso la virtualità del pensiero prodotta dalla creazione umana al di là e oltre la durata della vita terrena. Uniti nell’intelligenza artificiale e rispettando la natura mortale in ogni suo aspetto, possiamo trovarci in un’anima comune che continua a produrre pensiero mantenendo gli input creativi generati dagli esseri umani durante la vita fi sica. Quindi non ho paura dell’intelligenza artificiale, anzi, la amo come amo tutti noi, ma temo l’incapacità di usare l’intelligenza creativa a fondo virtuoso piuttosto che mostruoso.
Al piano terra del Palazzo del Buongoverno si apre una mostra intitolata Unity of Sports for Preventive Peace (Sport uniti per la pace preventiva). Quale relazione lega sport e Pace Preventiva?
Nel quadro dello Statodellarte sono presenti quattro soggetti: lo Statodellarte stesso con la sua costituzione, U.R.R.A., Unity of Entreprises e Unity of Sports for Preventive Peace. I primi tre prendono in esame la situazione drammatico tragica di un mondo che, dal tempo biblico del primo paradiso, ha portato fino a oggi un crescente progresso costituito da due parti opposte: il lato del benessere edificante della creazione umana e quello mostruoso e aberrante della stessa creazione. È venuto il momento di usare la formula della creazione per ritornare al vero significato di esseri umani, corrispondente al fenomeno che comprende e unifica l’umanità intera nel termine “pace”. Il sistema per ottenere questo risultato già esiste ed è praticato in tutto il mondo moderno, ovvero lo sport in ogni suo aspetto organizzato. Tutti gli sport sono basati sulla competizione: ognuno mette in atto la formula della creazione, perché si tratta sempre di un’azione conflittuale tra due elementi diversi, che, nel cerchio centrale, possono produrre o un effetto devastante o uno virtuoso e benefico.
Lo sport può dunque rivelarsi modello socio-politico a cui ispirarsi? Qual è, in questo senso, la funzione della vittoria?
Siamo giunti a un accordo internazionale che regola tutti gli sport. Esiste un ordine etico e condiviso, legalmente praticato dal mondo intero, il quale sancisce che in nessuno sport è ammesso né ferire né uccidere l’avversario, ossia l’essere umano. In ogni sport, la competizione mette in pratica il principio conflittuale dell’intero universo fisico, escludendo però totalmente la possibilità che nel conflitto vinca il lato mortale e mostruoso della guerra. Esiste e si pratica una regola fondamentale comune a tutti, che impedisce il raggiungimento della vittoria da parte di chiunque possa arrecare danno fisico, cioè ferire o uccidere la persona avversaria. Nello sport si usa costantemente il conflitto bellico per produrre e mantenere la pace. La vittoria è imparziale, ma necessita della competizione tra due elementi. Il concetto di vittoria è consono a quello di progresso, perché quest’ultimo avviene tra persone che danno il massimo per ottenere il meglio. La vittoria, dunque, premia il progresso ottenuto con il massimo impegno nell’incontro tra le singole parti. L’avversario non è un nemico da abbattere, ma l’amico necessario per disputare la partita. Ogni persona, infatti, tranne che nel “solitario”, è parte del grande gioco dell’umanità, che, attraverso la competizione, non può più essere omicida. La guerra lo è. Dunque, la disciplina sportiva è già di per sé pratica di pace universalmente diffusa. Per quanto riguarda la politica, le religioni, la produzione e l’economia, queste devono guardare alle leggi sportive per adeguare pacificamente ogni forma di competizione.
Tocchiamo infine l ’armonia e la Pace Preventiva attraverso un ’altra prospettiva. Diamo uno sguardo a due gesti ricorrenti nella vita quotidiana, seppur con differenti valenze, formali o intime. Quale influenza sociale può esercitare, per Michelangelo Pistoletto, una stretta di mano o un abbraccio?
Dovrebbero essere entrambi rappresentativi della formula della creazione, in quanto due esseri differenti sentono il bisogno di comporsi e diffondersi con un “abbraccio” nel cerchio centrale. D’altra parte, l’abbraccio può anche essere qualcosa che unisce se stessi al puro spirito dell’infinito, ma nella traduzione corrente dell’esistenza terrena significa sia lo spirito dell’infinito sia l’unione tra procreazione e amore. O forse è la semplice attrazione trinamica applicata socialmente.