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Quando l’arte costruisce la città. Le riflessioni di Giorgio de Finis a partire dalla seconda edizione del Rebirth Forum Roma

A poco più di due mesi dall’iniziativa che si è rivelata un importante momento di confronto per la Capitale alle prese con le complesse trasformazioni urbanistiche prodotte in occasione del Giubileo, il direttore artistico del Museo delle periferie e di IPER Festival ha condiviso riflessioni profonde sul valore culturale e sociale dell’arte, sulla collaborazione con Cittadellarte e sul significato della partecipazione attiva ai Forum.

La seconda edizione del Rebirth Forum Roma è stata una ulteriore occasione per riflettere sulle nuove traiettorie dell’arte contemporanea e sul ruolo che essa può giocare nel promuovere un cambiamento responsabile della società. L’appuntamento, tenutosi dal 3 al 7 maggio alla Casa dell’Architettura (tutti i dettagli in un nostro precedente articolo), si è confermato un contesto di lavoro vivace e necessario, in cui realtà e protagonisti da diversi ambiti – oltre un centinaio i partecipanti – si sono confrontati a partire dalle molte sfide che in questo momento interessano la Capitale. Promotore dell’iniziativa, che ha aperto la quarta edizione di IPER festival, Giorgio de Finis, direttore artistico del Museo delle periferie, che, in un’intervista rilasciata ai nostri microfoni, ha espresso grande soddisfazione circa l’esito del Forum, offrendo spunti preziosi sulla funzione sociale e politica dell’arte e sul rapporto tra creatività e impegno civile. Giorgio de Finis, con la sua esperienza e la sua visione (ricordiamo che ha ideato e curato il MAAM Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia, diretto il MACRO di Roma con il progetto sperimentale e ospitale MACRO Asilo e ora è al lavoro per dotare la Capitale del suo primo museo fuori del Grande Raccordo Anulare) ha delineato un quadro complesso e stimolante, sottolineando il valore di un’arte relazionale che non si limiti alla “rappresentazione della relazione” e l’urgenza di un impegno che sappia unire dimensione utopica e risultati concreti, arte e politica.

Il dietro le quinte
Nel contesto dell'edizione 2025 di IPER - Festival delle Periferie, il Forum è stato organizzato in collaborazione con Fondazione Pistoletto Cittadellarte, Ordine degli Architetti di Roma, Casa dell’Architettura, Festival dell’Architettura di Roma. L’evento ha previsto dieci tavoli tematici con cento invitati rappresentanti di altrettante organizzazioni (università, amministrazioni, associazioni, studi professionali, musei) per discutere, in cinque giornate aperte al pubblico e arricchite da incontri, lecture e laboratori, sul futuro di Roma. Dispositivo artistico e “demopratico”, il Forum ha previsto la stesura di un manifesto e di un elenco di obiettivi condivisi da realizzare con l’apporto di tutti i partecipanti (i cantieri). I tavoli di lavoro sono stati i seguenti: Abitare: dal tetto sulla testa alla città bene comune; Le acque di Roma: i fiumi e il mare; La città di genere, la città di tutt*; Gli spazi verdi e la città multispecie; La città museo; Periferie: il fronte della città; Gli spazi della partecipazione; La città educante; Decolonializzare Roma; Povertà, accoglienza, cura.

L’arte della relazione e l’impegno politico, tra sfide e prospettive
Giorgio de Finis ha esordito sottolineando un aspetto spesso trascurato nel dibattito contemporaneo: la capacità dell’arte di ‘fare città’. “Non mi riferisco solo al valore di una presenza diffusa dell’arte in città, all’arte nello spazio pubblico, ma dell’arte che lo produce e lo salvaguarda; all’arte che, al pari dell’architettura è capace di edificare, di partecipare, nel senso letterale del termine, alla costruzione della città. Cito, a mo’ di esempio, in maniera un po’ autoreferenziale, il MAAM, un progetto artistico innestato su una occupazione abitativa che ha fatto sì che una proprietà privata destinata alla speculazione immobiliare si trasformasse grazie alla presenza di un progetto artistico in uno spazio pubblico, permettendo a duecento persone, migranti e precari provenienti da tutto il mondo, di avere finalmente una casa popolare". L’amministrazione ha voluto premiare questa esperienza unica nel suo genere acquistando dalla proprietà l’area con il progetto di riqualificare gli spazi museali e realizzare 150 appartamenti di edilizia pubblica di cui la metà destinati agli attuali residenti. "Anche l’idea di dotare Roma di un museo oltre il GRA - ha aggiunto - si è tradotta oggi in un cantiere vero e proprio, nell’ambito del piano di riqualificazione del comparto R5 di Tor Bella Monaca nella periferia Est di Roma, in corso di realizzazione grazie ai fondi PNRR. Un museo che non vuole essere solo un presidio culturale in periferia, sempre utilissimo, ma che ha l’ambizione di divenire uno strumento per ripensare e contrastare il paradigma stesso che ha generato le periferie in termini di disparità, subalternità, abbandono. Un museo che non si presenta in modo 'coloniale', portando la Cultura con la 'C' maiuscola dal centro ai margini, ma che cerca di valorizzare quello che le periferie sono in grado di generare in termini di novità, proprio in ragione del loro abbandono che ha come contro-altare un maggiore margine di libertà nella sperimentazione di soluzioni impreviste, utili anche ai centri, oggi sempre più attaccati da gentrificazione e finanziarizzazione, musei a cielo aperto che rischiano di divenire quinte scenografiche per il turismo di massa e i grandi eventi. L’idea che la città sia un museo va combattuta (a Roma è vietato sedersi sulla scalinata di Trinità dei Monti per una questione di 'decoro'), mentre invece trovo necessario che i musei si facciano città, spazi agonistici dove esercitare la democrazia e valorizzare le differenze. Non credo di dover aggiungere altro, perché sto parlando con Cittadellarte che nel nome ha già condensato la sfida di cui sto parlando. E parlare di cantieri e democrazia ci riporta al Forum”.

Spazio di dialogo e costruzione collettiva, crocevia di idee e azioni: il Forum
Il Forum non è solo un evento performativo - sottolinea de Finis -, ma un punto di partenza. Qui si intrecciano percorsi, si costruiscono reti, si alimenta una visione comune, ci si da degli obiettivi che devono essere alla portata delle forze messe insieme, un giusto compromesso tra i valori ideali che si rivendicano e a cui ci si ispira e gli obiettivi concreti che si vogliono raggiungere e che devono essere esemplificativi dei primi”. Il Forum di Roma, a suo avviso, si pone come una piattaforma ideale per confrontarsi sui temi complessi e urgenti della città. “Questa seconda edizione ha confermato il valore di un dispositivo dove l’arte incontra l’economia, la politica e la società civile in un dialogo aperto e trasversale. Ma anche con la pretesa di intervenire nei processi decisionali che ci riguardano. C’è una componente quasi insurrezionale nell’autonominarsi parlamento per cinque giorni con la libertà di esprimere i nostri punti di vista (che nessuno ci chiede se non nel rito civile del voto) e la responsabilità di farsi carico di questioni che ormai ci siamo rassegnati a considerare appannaggio altrui, entità sentite sempre più astratte e distanti tanto da mettere in crisi seriamente il meccanismo stesso della rappresentanza. Il Forum si propone proprio come ‘spazio agonostico’ e di co-creazione”. Qual è, dunque la sfida? “È trasformare - ha specificato - un momento di discussione in un processo vero e proprio, dove l’arte gioca un ruolo chiave nel riattivare la relazione tra individuo e collettività”. Il giudizio di de Finis sull’esperienza appena conclusasi è molto positivo. Il documento finale fornito dai dieci tavoli è consultabile sulla pagina del sito del Museo delle periferie https://www.museodelleperiferie.it/pagine/rebirth-forum-roma-ii. “Ma il vero successo del Forum - ha puntualizzato - è legato ai cantieri e al raggiungimento degli obiettivi”.

Michelangelo Pistoletto: un faro etico nell’arte contemporanea
Non poteva mancare nel racconto di de Finis il dovuto omaggio al fondatore di Cittadellarte, Michelangelo Pistoletto, figura centrale non solo per l’arte italiana, ma anche per tutte le istanze etiche e sociali che attraversano il lavoro artistico oggi. Giorgio de Finis ha ricordato con gratitudine le numerose occasioni in cui ha potuto avvalersi del sostegno di Cittadellarte e del contributo di Michelangelo Pistoletto: al MAAM, che ha ospitato la Venere degli stracci, al MACRO che si è inaugurato con un incontro-lezione con il maestro e che per i 14 mesi di apertura ha avuto in mostra i Tavoli del Terzo Paradiso, disegnati e realizzati proprio per il MACRO Asilo. “Con Michelangelo – rivela de Finis – condivido l’idea che l’arte debba porsi in dialogo con il mondo reale e con le sue problematiche”. Questa visione si traduce in un impegno concreto: “Non si tratta solo di creare opere, ma di costruire processi, di mettere in moto energie e relazioni che possano incidere sulla vita delle persone”. Il messaggio è forte e chiaro: “L’arte può e deve essere un agente di cambiamento, un motore di innovazione culturale e sociale”. Tra i temi affrontati da de Finis e collegati con l’aspetto artistico e creativo, figura anche la crisi ambientale: “È un nodo cruciale che oggi non possiamo più ignorare, e che richiede un cambio paradigmatico. Dobbiamo togliere l’uomo vitruviano, maschio bianco adulto occidentale normodotato eterosessuale, dal centro e metterlo ‘in periferia’, insieme alle altre forme di vita, ad eguale distanza da un centro lasciato vuoto. Questa crisi, non è soltanto ecologica, ma anche culturale. Cambiare il nostro rapporto con la natura significa anche cambiare il modo in cui pensiamo e pratichiamo l’arte”. Giorgio ha fatto infine emergere un aneddoto significativo relativo al maestro: “Al termine delle due conversazioni, una in video e una pubblica, che ho avuto recentemente con Pistoletto, Michelangelo ha ribaltato il gioco facendomi lui una domanda: ‘Ma tu sei felice?’ – mi ha chiesto. Quello che gli ho risposto non è risultato lontano da quello che anche Michelangelo sente rispetto al suo operare. Possiamo dire che io e Michelangelo siamo felici, perché al di là dei risultati che riusciamo ad ottenere, ogni giorno ci alziamo per provare a rendere il mondo un luogo più felice”. 

Guardarsi allo specchio
L’intervista a Giorgio de Finis restituisce l’immagine di un uomo e di un curatore profondamente impegnati a ripensare il ruolo dell’arte nel mondo contemporaneo. Si tratta di un’arte viva, impegnata e profondamente connessa con i problemi e le sfide contemporanee. In linea con la visione di Cittadellarte questo modo di fare arte apre uno spazio di speranza e di innovazione, dove creatività e responsabilità si incontrano per costruire un futuro più sostenibile e giusto. Il risultato è questo: la proposta di trasformare il mondo anziché limitarsi a rifletterlo.

Pubblicazione
29.07.25
Scritto da
Luca Deias