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"Arte Povera 1967-1971", Michelangelo Pistoletto tra i protagonisti della mostra a Johannesburg
Il Wits Art Museum ospita la prima mostra sull’Arte povera nel continente africano - iniziata il 31 ottobre e visitabile fino al 9 dicembre 2023 - per celebrare i 56 anni dalla sua definizione. Il progetto espositivo, a cura di Ilaria Bernardi e presentato dal Consolato Generale d’Italia a Johannesburg, propone opere storiche di 13 artisti del movimento, compresa "Orchestra di stracci - Quartetto" del maestro.
Michelangelo Pistoletto

Il concept
La curatrice Ilaria Bernardi, anziché proporre una retrospettiva generale sulle ricerche di questi 13 artisti, ha preferito adottare un concept maggiormente analitico e filologico, capace di restituire la vivacità e il dialogo esistenti tra artisti tra la seconda metà degli anni Sessanta e i primissimi anni Settanta. Al Wits Art Museum saranno infatti esposte opere emblematiche della ricerca di ogni artista, datate tra il 1967 (anno in cui Celant coniò il termine Arte povera) e il 1971 (anno in cui postulò che l’etichetta Arte povera dovesse dissolversi affinché ogni artista potesse assumere la sua singolarità). Mediante questa specifica circoscrizione temporale, la mostra desidera approfondire la prima fase dell’Arte povera, ma al contempo si propone di coglierne i comuni denominatori che hanno portato Celant a definire tale quella ricerca. Da qui l’aggiunta di alcune opere realizzate negli anni immediatamente precedenti al 1967.

Le opere in mostra
La maggior parte delle opere presenti in mostra sono state presentate in storiche esposizioni collettive dell’Arte povera e in mostre personali dei rispettivi artisti, tenutesi tra il 1967 e il 1971. Tra le opere esposte figurano le seguenti: Direzione (1967) di Giovanni Anselmo; Senza titolo (porte) (1966) di Alighiero Boetti; Piombo rosa (1968-2018) di Pier Paolo Calzolari; Pavimento (Tautologia) (1967) di Luciano Fabro; Senza titolo (1968) di Jannis Kounellis; Sitin (1968) di Mario Merz; Scarpette (1968) di Marisa Merz; Averroè (1967) di Giulo Paolini; Scoglio (1966) di Pino Pascali; Svolgere la propria pelle (1970-1971) di Giuseppe Penone; Orchestra di stracci - Quartetto (1968) di Michelangelo Pistoletto; Identico alieno (1967-1968) di Emilio Prini; Letto (1966) di Gilberto Zorio. Accompagna la mostra un’area dedicata a una cronologia illustrata delle esposizioni collettive tenutesi in quegli anni da considerarsi cardini per la storia dell’Arte povera, corredata da teche con i relativi cataloghi. Conclude il percorso il video-documentario Arte povera, a cura di Beatrice Merz e Sergio Ariotti (Hopefulmonster, Torino 2011).

L'Arte povera in conversazione con l'arte sudafricana
La mostra fa parte di un più ampio progetto espositivo intitolato Arte Povera and South African Art: In Conversation, promosso dal Wits Art Museum a Johannesburg e dal Consolato Generale d’Italia a Johannesburg e che include, nelle stesse date della mostra curata da Ilaria Bernardi, un’altra dal titolo Innovations in South African Art, 1980s-2020s, a cura del curatore sudafricano Thembinkosi Goniwe. L'esposizione dedicata ad artisti sudafricani che, per alcuni aspetti della loro pratica, si dichiarano o risultano affini all’Arte povera, vede protagonisti i seguenti creativi: Lucas Seage, Jane Alexander, David Thubu Koloane, Kagiso Pat Mautloa, Moshekwa Langa, Usha Seejarim, Bongiwe Dhlomo-Mautloa, Willem Boshoff, Kemang Wa Lehulere, Thokozani Mthiyane, Kay Hassan. Arte Povera and South African Art: In Conversation sarà inoltre accompagnato da un libro/catalogo illustrato, edito da SilvanaEditoriale, bilingue (italiano/inglese) e ‘doppio’, da sfogliare in due versi, entrambi con presentazioni istituzionali dell’Ambasciatore d’Italia a Pretoria, Paolo Cuculi, e della Console Generale a Johannesburg, Emanuela Curnis. Il primo verso del volume sarà dedicato alla mostra sull’Arte povera curata da Ilaria Bernardi e includerà un suo ampio saggio, approfondimenti sulle opere e sui 13 artisti e una cronologia delle più importanti mostre dell’Arte povera dal 1967 a oggi. Il secondo verso sarà dedicato all’esposizione curata da Thembinkosi Goniwe e includerà un suo saggio, nonché approfondimenti sulle opere e sugli artisti sudafricani esposti.
