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Il Terzo Paradiso genera integrazione al "Festival internazionale dei beni comuni"
Domenica 1 luglio, in occasione della seconda edizione della kermesse artistico-culturale andata in scena a Chieri, è stata inaugurata una nuova installazione permanente ispirata al segno-simbolo di Michelangelo Pistoletto.
Terzo paradiso


Tra le realtà che hanno dato il proprio contributo, oltre all'ambasciata Rebirth, spicca Servizinrete: si tratta di una realtà che svolge laboratori per scuole e centri estivi, crea opere di arredo urbano per i comuni e promuove integrazione ed inclusività. Anche nell'installazione del Terzo Paradiso non è mancata una forte impronta sociale, con l'integrazione al centro. Ai nostri microfoni l'educatrice di Servizi in Rete Elena Perizzolo ha spiegato le oper-azioni che si sono celate dietro la realizzazione della nuova opera inaugurata domenica scorsa, soffermandosi sul contributo dato dai migranti per la realizzazione dell'opera: "È una collaborazione forse insolita, ma molto stimolante per tutti. Viviamo in una società dove si crede che esistano tante categorie di persone, ognuna divisa e diversa dalle altre: disabili e migranti sono da molti ritenuti un peso, perché bisognosi di aiuto. In realtà, invece, sono risorse gli uni per gli altri e per la collettività intera. L'aiuto concreto dei migranti nella posa del Terzo Paradiso è il fatto più evidente, ma in questa esperienza c'è un grande valore aggiunto: è stato un incontro 'vero' tra persone, storie di vita e culture diverse avvenuto proprio grazie al fare insieme, che ha permesso di sperimentare le diversità come ricchezza. Abbiamo constatato che il parlare lingue diverse può non essere un problema, perché è possibile comprendersi non solo attraverso il linguaggio verbale. Durante i lavori, infatti, ci sono stati momenti di interazione molto belli, fatti di sguardi curiosi e piccoli gesti di aiuto.


Tutti - continua l'educatrice - sono stati messi nella condizione di essere soggetti attivi ed è avvenuto, così, uno scambio di esperienze. Questa partecipazione al ben-essere collettivo e ai servizi può quindi diventare un laboratorio per l’inclusione. Le necessità di chi vive una condizione di diversità e sofferenza sono anche i bisogni di tanti, di tutti: il desiderio di non essere solo, di condividere, di avere compagnia. Viviamo in una società di individualismi e interessi planetari che possono venir frenati solo dalla partecipazione di tutti. La qualità della vita dipende anche da come viviamo i luoghi che abitiamo, dove abitare è relazione, condividere un posto con altri e fare insieme diverse esperienze. La realizzazione del Terzo Paradiso è stata quindi un' esperienza di inclusione dove l'arte ha permesso di superare le barriere più pericolose: quelle mentali, che la paura della diversità crea".

