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L’arte che semina futuro: il racconto dell’Earth Day 2025 a Roma
In occasione della Giornata della Terra, la Fondazione Pistoletto ha promosso un evento multidisciplinare all’interno del Villaggio per la Terra, a Villa Borghese. Tra mostre all’aperto, performance partecipate e momenti di riflessione collettiva, la giornata ha messo al centro le giovani generazioni, l’arte relazionale e la responsabilità ecologica. Un’azione corale che ha visto coinvolti artisti, università, istituzioni e associazioni, in dialogo con la visione del Terzo Paradiso come strumento di trasformazione sociale e ambientale.
Roma, 11 aprile 2025: una giornata intensa, vibrante, partecipata. Una festa, ma anche un rito collettivo di consapevolezza. Il parco romano si è trasformato in uno spazio di incontro per l'Earth Day 2025, un grande evento diffuso dedicato alla sostenibilità, in cui l'arte ha giocato un ruolo centrale come agente di trasformazione e responsabilità. Promosso da Cittadellarte in collaborazione con l’Associazione Antinoo per l’Arte, il Politecnico di Milano e la Fondazione Relazionismo, l’appuntamento ha dato vita a un programma ricco e articolato, capace di parlare a pubblici diversi, soprattutto ai giovani, con il linguaggio universale della creatività.
Il cuore della giornata è stato la performance collettiva La Bandiera del Mondo, ideata da Michelangelo Pistoletto e Angelo Savarese. Decine di bambini e studenti hanno composto insieme un grande Terzo Paradiso, utilizzando le bandiere delle nazioni come simbolo di coesistenza. “Ogni volta la Bandiera del Mondo è diversa – racconta il curatore dell’iniziativa Fortunato D’Amico – perché si costruisce con l’unicità di chi partecipa. È un esempio concreto di come la diversità sia la condizione stessa dell’unità”. Dunque, un gesto simbolico che esprime a pieno la poetica del simbolo trinamico: la necessità di trovare un equilibrio tra natura e artificio, tra individuo e collettività, per generare un cambiamento sostenibile e condiviso. Proprio questa visione, nata dall’opera di Pistoletto, ha guidato tutta la giornata dell’11 aprile.
Accanto alla performance, un percorso artistico ha trasformato il Villaggio della Terra in una galleria a cielo aperto. Le opere di Maria Moro, Ludovica Sitaiolo, Pina Inferrera, Silvia Capiluppi e Mario Carlo Iusi sono state esposte tra gli alberi, sospese su fili come foglie o messaggi in volo. “Abbiamo voluto che l’arte entrasse in relazione diretta con il paesaggio, diventasse parte viva dell’ambiente”, spiega D’Amico. Questa installazione condivisa tra artisti diversi ha messo in dialogo parole, immagini e natura, creando una narrazione visiva fatta di suggestione e consapevolezza. Il palco ha poi ospitato il concerto di Alberto Fortis, musicista da sempre impegnato sui temi della pace e del rispetto per l’ambiente. Con cinque brani, accompagnato dai cori e dai balli dei ragazzi, ha dato voce a un’emozione profonda, partecipata. “Fortis – sottolinea D’Amico – ha la capacità rara di far piangere le persone con la musica. È un catalizzatore di sentimenti, e questo è fondamentale quando si parla di sostenibilità: serve toccare il cuore, non solo la mente.”
L’Earth Day è stato anche spazio di riflessione e confronto. Sul palco si sono alternati studiosi, curatori e rappresentanti di istituzioni. Tra questi, la Fondazione Antinoo, tramite la voce del presidente Eugenio Murrali, ha ricordato la figura di Marguerite Yourcenar, scrittrice e attivista, come pioniera del pensiero ecologico. A seguire, sono stati consegnati i Premi Relazionismo 2025: a Laura Monachesi, vicepresidente del Centro, e a Renato Brunetta, presidente della Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità, per il loro impegno concreto nella tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale. A chiudere il programma è stato l’intervento del Politecnico di Milano con i professori Massimo Facchinetti e Chiara Agosti, insieme agli studenti del dipartimento architettura e paesaggio di Mantova. Quest'ultimi, assieme a Cittadellarte, hanno presentato progetti incentrati su sostenibilità ambientale, relazioni umane e visioni future, ispirandosi all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. “La città non è solo spazio, è relazione – ricorda D’Amico – e ogni opera d’arte, come dice Pistoletto, nasce dall’etica per farsi estetica. L’arte non è ornamento: è struttura. È proposta. È futuro”.
“È stata una giornata che ha lasciato il segno – racconta ancora D’Amico – e non solo tra gli adulti. I bambini, i ragazzi delle scuole, gli studenti universitari hanno partecipato attivamente, si sono emozionati, hanno riflettuto. Hanno portato a casa un’esperienza”. E proprio loro, le nuove generazioni, sono i veri destinatari del messaggio: “Sono nati dentro la crisi ambientale – dice D’Amico – ma proprio per questo hanno una consapevolezza nuova, concreta. Usano meno acqua, vestono riciclato, viaggiano in modo responsabile. Non è teoria: è un altro modo di vivere. Ed è da qui che bisogna ripartire”.
L’Earth Day 2025 ha dimostrato, ancora una volta, la forza dell’arte come strumento di cambiamento. Non solo per comunicare, ma per generare esperienze, prospettive, opportunità. È proprio la visione che da anni la Fondazione Pistoletto porta avanti: l’arte al centro di una nuova società responsabile, capace di costruire relazioni nuove, tra persone, linguaggi e culture. Perché solo nell’incontro tra le differenze nasce un futuro condiviso. Un futuro, forse, ancora possibile.