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L'ONU ospita "Arte italiana e diritti umani", Pistoletto tra i protagonisti della mostra a Ginevra
Al Palazzo delle Nazioni sarà proposto il progetto espositivo - curato da Ilaria Bernardi e organizzato nell’ambito della celebrazione del 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani - presentato dal Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in collaborazione con Associazione Genesi e sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana. La mostra, aperta dal 4 dicembre 2023 al 15 dicembre 2023, vedrà tra le opere in mostra anche la "Venere degli stracci" del maestro.
Michelangelo Pistoletto
Ad accogliere le opere dei 16 artisti selezionati sarà la grande sala di fronte alla Sala del Consiglio dei Diritti Umani. Ad ogni autore sarà dedicato uno spazio all’interno del quale sarà esposta una o due sue opere, corredate da un testo di approfondimento che le collega idealmente a un tema focale della Dichiarazione. “La mostra - viene aggiunto - delineerà così una narrazione per capitoli successivi (gli spazi dei singoli artisti) che nel loro insieme saranno capaci di ripercorrere i concetti chiave della Dichiarazione Universale”. Al centro della Sala del Consiglio dei Diritti Umani saranno collocate le opere dei tre maestri: la Venere degli stracci (1967) di Michelangelo Pistoletto, tre esemplari dell’Enciclopedia Treccani (1970) di Emilio Isgrò, e Atleti di Ercolano (1985) di Mimmo Jodice, che, come specificano gli organizzatori, se osservate oggi, sembrano rinviare idealmente a tematiche molto attuali quali la sostenibilità ambientale, il diritto all’istruzione e la tutela del patrimonio artistico. Attorno a questo nucleo centrale, si snoderanno, l’uno accanto all’altro, gli ambienti dedicati agli artisti delle generazioni successive, le cui opere, in base ai temi ad esse intrinseci, verranno associate a un tema cardine della Dichiarazione. Il video NUI SIMU [That’s Us] (2010) di Marinella Senatore, realizzato attraverso la libera partecipazione di ex minatori di Enna, sarà utile per ricordare il diritto a un lavoro dignitoso, mentre l’opera They Will Say I Killed Them (2017-2018) di Danilo Correale, reinviando a sei film mai girati perché bloccati dalla censura, permetterà di approfondire il tema, già insito nell’opera partecipativa di Senatore, relativo al diritto di libertà di espressione.
Associata alla libertà di espressione e al contempo al tema dei diritti alla salute, sarà invece Still life (2023) di Irene Dionisio che riporta alle tragedie e all’isolamento del Covid e al ruolo suppletivo affidato in tale contesto alla dimensione digitale. Utili per ricordare il diritto alla salute saranno altresì On Walking (2017) e Alfabeto (2018) Rossella Biscotti che narrano di una complessa riabilitazione ottenuta anche grazie al progresso della tecnologia medica. Ulteriore diritto fondamentale è quello a un ambiente sano e sostenibile, che permetta all’uomo un contatto diretto con la natura. A tale diritto saranno associate le Meridiane (2020) disegnate da Stefano Arienti seguendo le luci e le ombre create dal sole sulla carta, En route to the South (2015) ed En route to the South, learning to be nomadic (2017) di Elena Mazzi, che affrontano il tema della agricoltura sostenibile con particolare attenzione all’apicoltura. Senza titolo (2019-2021) di Francis Offman, sottendendo la questione della diaspora, della ricerca di radici e di identità, sarà invece efficace per parlare del diritto alla memoria.
La questione della condizione femminile, così importante nel mondo di oggi, sarà analizzata attraverso tre opere che sottendono all’ambiente domestico come possibile luogo della violenza: si tratta dell’istallazione Mirror no.12 (2021) di Silvia Giambrone (2021), nonché di Home Is Where You Leave Your Belt (2019) e di The Fire Bites (2019) di Monica Bonvicini. Fondamentale è inoltre il diritto all’infanzia che sarà trattato mediante due lavori: il video The Picture of Ourselves (2013) di Rä di Martino che ha per soggetto principale una bambina; e il dittico Self Portrait as my Mother on the Phone e Self Portrait as my Father on the Phone (2019) di Silvia Rosi che, immedesimandosi con i suoi genitori, cerca di riappropriarsi delle sue radici. La mostra si concluderà con affondo sul diritto alla multiculturalità, al quale saranno associate le opere di due giovani artisti: Observer les Ètoiles (2021) di Victor Fotso Nyie, Naître au monde, c'est concevoir (vivre) enfin le monde comme relationship #1 (2022), e Paysages Corporels – elle n’est pas déracinée di Binta Diaw.
“Questa è l’essenza - così Alessandro De Pedys, Direttore Generale per la diplomazia pubblica e culturale - della diplomazia culturale: utilizzare la nostra arte, la nostra cultura, il nostro patrimonio per esprimere un messaggio politico, a difesa dei nostri valori fondamentali. E con ottimismo e fiducia guardiamo alle generazioni più giovani, alla loro consapevolezza e determinazione, affinché la tutela dei diritti umani sia anche in futuro sempre più tenace e incisiva”. Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Letizia Moratti, Presidente Associazione Genesi: “La mostra ha un’elevata valenza artistico-curatoriale e un risvolto di estrema rilevanza internazionale per l’Italia. La scelta del progetto espositivo proposto dall’Italia per accompagnare il programma delle celebrazioni del 75° anniversario della Dichiarazione Universale dimostra infatti l’impegno e la sensibilità non solo dell’arte, ma anche delle istituzioni italiane a garanzia e difesa dei diritti umani”. La curatrice Ilaria Bernardi si è infine focalizzata sui topic del progetto espositivo: “Nella consapevolezza di non poter essere omnicomprensiva di tutti gli artisti italiani che si sono occupati di tematiche collegabili a quelle espresse dalla Dichiarazione Universale, la mostra Italian Art and Human Rights desidera delineare un racconto che, seppur parziale, riesca a toccare i temi cardine della Dichiarazione attraverso specifiche opere di importanti artisti italiani di differenti generazioni”.