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Focus su "Arte al Centro 2025" #1 - “Ecosystems as Living Communities”
In occasione della rassegna - fino al 2 novembre 2025 - sarà visitabile una mostra sulle relazioni tra arte, territorio ed ecosistemi non umani a cura di UNIDEE Residency Programs in collaborazione con UniCredit Group.
Alla scoperta di Arte al Centro 2025, episodio 1
“Ecosystems as Living Communities”
La mostra presenta le opere degli artisti Despina Charitonidi e Davide Tagliabue, realizzate nell’ambito delle residenze Ecosystems as Living Communities prodotte da UNIDEE Residency Programs di Fondazione Pistoletto Cittadellarte in collaborazione con UniCredit Group, che entrano a far parte della prestigiosa UniCredit Art Collection. Le opere sono il frutto di due mesi di ricerca e produzione presso Cittadellarte, in stretta relazione con il territorio biellese, il suo tessuto culturale e sociale, e il network locale e internazionale costruito nel corso di oltre venticinque anni attraverso progetti come UNIDEE Residency Programs, Let Eat Bi e Biella Città Arcipelago. Queste residenze, denominate “connettive”, favoriscono l’incontro tra pratiche artistiche e comunità locali, generando scambi e collaborazioni tra saperi, conoscenze, e discipline eterogenee.
La mostra realizzata in dialogo con la curatrice Lucia Giardino in occasione di Arte al Centro, presenta non solo le opere realizzate dagli artisti, ma anche materiali di ricerca e testimonianze del processo creativo, offrendo al pubblico uno sguardo approfondito sul percorso che ha portato alla loro realizzazione.
Il lavoro di Despina Charitonidi esplora gli ambienti oceanici e le forme di comunicazione tra mammiferi marini, minacciati dall’inquinamento sonoro e dal traffico navale. Ispirandosi ai fossili marini presenti nel territorio piemontese — memoria dell’antico mare che ricopriva la zona — l’artista realizza una serie di sculture cave in ceramica che vengono attivate come strumenti acustici, capaci di emettere fischi. L’opera riflette sul suono come linguaggio universale, ponte tra esseri umani e non umani.
Davide Tagliabue, invece, indaga la storia e il ciclo produttivo dell’allevamento di polli, lavorando con materiali organici di scarto come gusci d’uovo e ossa carbonizzate. Grazie al coinvolgimento di cittadini, aziende e ristoratori locali, realizza un’opera in bioceramica dalla forma zoomorfa, ispirata a reliquie e oggetti rituali. Il suo lavoro invita a riflettere sulla oggettificazione dell’animale nell’industria, sulla rimozione simbolica del sacrificio e sul potenziale trasformativo degli scarti organici come forme di memoria e risignificazione.
Per approfondimenti sul processo creativo e sulla ricerca dei due artisti è possibile visionare una nostra precedente intervista cliccando qui.