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Ascoltare il mondo, restituire forma alla vita: la residenza UniCredit a Cittadellarte

Ha preso il via il nuovo progetto “Ecosystems As Living Communities” nato dalla collaborazione tra UniCredit e Cittadellarte attraverso il progetto UNIDEE Residency Programs. Due residenze connettive di ricerca e produzione che coinvolgono due artisti selezionati tramite open call, Despina Charitonidi e Davide Tagliabue (Metrocubo), le cui ricerche si muovono tra ambiente, suono, materia e responsabilità ecologica. Il percorso di residenza e ricerca si articola in due fasi: una prima, tra marzo e aprile, e una seconda prevista per i mesi di maggio e giugno. In questo tempo, gli spazi e le comunità di Biella diventano laboratorio di un’arte che ascolta, riflette e reagisce. In questa prima fase, i due artisti hanno gettato le basi per percorsi radicali e poetici che mirano a ridare senso ai nostri gesti quotidiani: comunicare, costruire, nutrirsi.

Arte e società

Come possiamo restituire senso ai gesti essenziali dell’esistenza? Come possiamo, attraverso l’arte, riaprire spazi di ascolto, empatia, trasformazione? A queste domande cerca di rispondere la nuova residenza artistica promossa da UniCredit all’interno del programma UNIDEE della Fondazione Pistoletto. Non si tratta solo di un’opportunità di produzione, ma di una vera e propria immersione: negli spazi vivi di Cittadellarte, nelle sue pratiche relazionali, nel territorio e nelle sue energie latenti. Due gli artisti coinvolti in questa edizione, Despina Charitonidi Davide Tagliabue (in arte Metrocubo), le cui indagini, seppur differenti, si incontrano nella volontà comune di interrogare il presente e suggerire nuove visioni.

Onde invisibili: la ricerca di Despina Charitonidi
Scultrice e performer, l’artista greca Despina Charitonidi lavora sul confine poroso tra materia e suono, tra ambiente naturale e costruzione umana. "Come scultrice, molte idee partono dalla materia stessa", racconta. "Mi interessa come costruiamo l’ambiente, e mentre lo facciamo, come allo stesso tempo distruggiamo ciò che ci circonda. Chi domina chi? Noi la natura, o la natura noi?".

Il progetto proposto nasce da una riflessione profonda sui sistemi di comunicazione dei cetacei, forme di linguaggio arcaico che vibrano attraverso l’acqua e permettono orientamento, riconoscimento, sopravvivenza. Ma oggi, queste onde sono disturbate dall’inquinamento acustico dell’uomo, dalla violenza invisibile che, a causa nostra, attraversa gli oceani. A partire da questa frattura, l'artista ha iniziato a modellare delle sculture ceramiche, delle “camere sonore”, che verranno attivate attraverso una performance collettiva. "Questa performance parla di come perdi te stesso in una posizione, come ti ritrovi, come crei una nuova lingua, come comunichi con gli altri e trovi nuovi ambienti", spiega l’artista. Si tratta di azioni simboliche che, attraverso suoni ancestrali, restituiscono voce a esperienze come la migrazione, l’alterità, l’approdo.

Realizzate in argilla, in dialogo con ceramisti, oceanografi, artigiani e ricercatori, le  sculture sonore si pongono, dunque, come spazi di ascolto e possibilità"Trovo molto interessante che possiamo usare i materiali primari, come la pietra o la terra, per creare strumenti di comunicazione". Le forme che ne nasceranno si caricano di significato: strumenti da suonare, ma anche da abitare, attraversare, con cui respirare in armonia con il prossimo. L’arte diventa quindi il mezzo per riscoprire una coralità perduta, per rifondare, nel suono e nel gesto, una comunità possibile.

Oggetti sacri del quotidiano: la ricerca di Metrocubo
Se Despina Charitonidi guarda al mare e al respiro profondo dei suoi abitanti, Davide Tagliabue – in arte Metrocubo – affonda le mani nella terra, nel cibo, nella cultura materiale. Il suo progetto, Useful Chickens, è una riflessione cruda e poetica sulla nostra relazione con gli animali che mangiamo, e sull’oggettificazione radicale a cui li sottoponiamo. "Il pollo è oggi l’essere vivente più diffuso sulla Terra – delucida l’artista –, ma non è più un animale: è un prodotto. Viene cresciuto per essere efficiente. Cresce quattro volte più in fretta rispetto al passato, occupa meno spazio, produce di più".

Con un approccio che intreccia design, artigianato, studio gastronomico e cultura visiva, Tagliabue vuole scardinare questo meccanismo. "I nostri nonni usavano il cento per cento di ciò che mangiavano", racconta. "Oggi invece scartiamo, rimuoviamo, dimentichiamo". Da qui l’idea di organizzare attività che riscoprano i tagli “dimenticati” del pollo, e che aprano uno spazio di riflessione critica sul nostro sistema alimentare. Il tutto accompagnato da pratiche di trasformazione dei rifiuti animali – ossa, gusci d’uovo – in materiali nuovi: bioceramiche, resine naturali, impasti simbolici che diventano contenitori di memoria.

Fulcro del progetto sarà la creazione di un oggetto-icona: un reliquiario zoomorfo, un piccolo mobile da collezione intitolato Reliquorum. "Voglio creare un oggetto che racconti il lato grottesco della produzione industriale e che, allo stesso tempo, apra a una riflessione più empatica sul nostro modo di nutrirci. Vorrei usare anche l’intelligenza artificiale, per produrne variazioni seriali, come se la macchina ripetesse il gesto rituale della creazione. Un totem pop, una reliquia contemporanea". Metrocubo non cerca risposte semplici: "Anch’io consumo carne, ma se comincio a mangiarne e a scartarne di meno, diventando così più consapevole, posso fare la mia parte". Il suo lavoro non impone, ma propone. Non denuncia, ma invita. A pensare. A sentire. A ringraziare.

Una prima semina
Nel corso delle prime settimane di residenza, gli artisti hanno esplorato gli spazi di Cittadellarte, incontrato ricercatori, artigiani e membri della comunità biellese e iniziato a modellare le prime forme e idee tramite la ricerca di materiale e studi sulle tradizioni e conoscenze del territorio. È stata una semina, fatta di incontri, osservazioni, letture e piccoli gesti. Con la chiusura della prima tappa (marzo–aprile), si apre ora la seconda (maggio–giugno), che vedrà Despina e Davide continuare il proprio lavoro negli atelier di UNIDEE, sviluppando le ricerche in vista della presentazione pubblica finale prevista per il 28 di giugno durante la 27a edizione di Arte al Centro, la rassegna annuale di Cittadellarte. Un percorso che attraversa la materia, il suono e la vita, e che ci invita a guardare con occhi nuovi ciò che ogni giorno tocchiamo, ascoltiamo, mangiamo. E, purtroppo, dimentichiamo.

Pubblicazione
19.05.25
Scritto da
Sofia Ricci