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In Italia un consumatore su tre taglierà sullo spreco del cibo: ecco come il carovita rende più consapevoli negli acquisti alimentari
Secondo un’analisi della Coldiretti, pubblicata in occasione della Giornata Internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari, l’aumento del costo della vita, dettato anche dal conflitto in Ucraina, rende gli italiani più sensibili al tema dello spreco alimentare. La frutta è il cibo maggiormente buttato e il contesto domestico è quello in cui lo spreco è più alto.
Arte e società
Il tema è stato, inoltre, recentemente messo in luce in occasione della Giornata Internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari (29 settembre) istituita dalle Nazioni Unite nel 2020; l’importanza della lotta allo spreco è dimostrata anche dal fatto che questa rientri tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030. Il punto numero 12 recita, infatti: “Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo “e la voce 12.3 specifica: “Entro il 2030, dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto”.
Oltre ai vantaggi economici, i tagli sulle perdite alimentari avrebbero effetti positivi anche sull’ambiente. Lo spreco alimentare, infatti, ha un impatto rilevante sulle emissioni: smaltimento dei rifiuti e dispendio energetico ad esso collegati rappresentano l’8-10% del totale dei gas serra, secondo le stime. Le risorse energetiche sono usate invano per la raccolta, la lavorazione, lo stoccaggio e il trasporto di alimenti; altri danni provocati sono correlati all’occupazione del suolo, all’utilizzo di fertilizzanti, di imballaggi e di risorse idriche per la coltivazione.
Il contesto in cui si spreca maggiormente è quello casalingo, dove circa l’11% del cibo acquistato viene buttato; mense e rivenditori, invece, ne gettano rispettivamente il 5% e il 2%. La lotta allo spreco alimentare inizia, quindi, dalla spesa domestica: modelli di acquisto e di consumo più responsabili e consapevoli possono ridurre il nostro impatto ambientale. I Gas – Gruppi d’Acquisto Solidale – ad esempio, si inseriscono sulla scia di questa attenzione alla spesa sostenibile ed etica. Sono associazioni di famiglie o gruppi spontanei nati per sostenere i piccoli produttori locali e acquistare direttamente da loro, senza intermediari. I Gas creano una rete d’acquisto sul territorio, proponendo prodotti selezionati secondo criteri ecologici, di rispetto dell’ambiente e dell’uomo e sulla base dei metodi di coltivazione, produzione e allevamento. Le distanze e i tempi di trasporto sono ridotti, garantendo così, oltre alla riduzione dell’inquinamento, maggior freschezza e tempi più lunghi di conservazione del cibo. Gli spazi di Cittadellarte, ad esempio, ospitano il GasB - Gruppo di Acquisto Solidale di Biella - che propone non solo la vendita di prodotti, ma anche visite in azienda, incontri di riflessione sui consumi e momenti di scambio, condivisione e formazione sui temi del biologico, del chilometro zero e dell’acquisto etico e sostenibile.