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"M(A)Y FIBER - Percorsi di arte e tessile tra tradizione e sostenibilità": a Busto Arsizio la Venere degli stracci e il Terzo Paradiso
Dal 4 maggio al 2 giugno si terrà un evento diffuso dedicato alla fiber art che porterà nella città lombarda la "Venere degli stracci", che sarà esposta negli spazi delle temporanee delle Civiche Raccolte d’Arte di Palazzo Marliani Cicogna, e il "Terzo Paradiso", che sarà installato nel cortile contiguo alle Sale Gemelle del Museo del Tessile. Sulla scia della presenza delle due opere del maestro, prenderà inoltre avvio un tavolo di lavoro sulla sostenibilità, che vedrà coinvolti la Fondazione Pistoletto, artisti e aziende locali.
Arte e società
L'arte di Michelangelo Pistoletto e Cittadellarte
C’è però di più: per M(A)Y FIBER l’Assessorato a Cultura, Identità e Sviluppo economico, guidato dalla vicesindaco Manuela Maffioli, “ha compiuto - si legge nella nota stampa - un vero exploit, anche grazie al contributo dei sostenitori privati”. Si è infatti assicurato due opere iconiche di Michelangelo Pistoletto, “perfette incarnazioni - viene specificato - della sintesi necessaria fra bellezza e produzione industriale nella nostra realtà contemporanea”. I due lavori in questione sono la Venere degli stracci, che sarà esposta negli spazi delle temporanee delle Civiche Raccolte d’Arte di Palazzo Marliani Cicogna, casa della biblioteca e della pinacoteca comunali, e il Terzo Paradiso, che sarà installato nel cortile contiguo alle Sale Gemelle del Museo del Tessile. Nel corso della manifestazione il tema del tessile sarà dunque sviluppato nei suoi molteplici rapporti con l’arte, la moda, la tecnica e la sostenibilità ambientale. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, è prevista la collaborazione con le aziende tessili del territorio, che doneranno materiale di risulta per realizzare gli stracci della Venere. Sulla scia della presenza delle due opere del maestro, prenderà inoltre avvio un tavolo di lavoro sulla sostenibilità, che vedrà coinvolti la Fondazione Pistoletto, artisti e aziende locali.
La fiber art
‘Fiber art’ viene comunemente reso in italiano con ‘arte tessile’: una dicitura “che rischia di essere fuorviante, dato che gli artisti - viene sottolineato nel comunicato - non si limitano alla tessitura ma plasmano le materie prime – fibre sintetiche e naturali di origine vegetale e animale, filati e tessuti – in opere tridimensionali attraverso, per esempio, l’annodatura, l’attorcigliamento, l’infeltrimento, l’intreccio, il lavoro con aghi, ferri e uncinetti”. Il legame di Busto Arsizio con questa arte non è nuovo: la prima edizione di MINIARTEXTIL in città risale al 2018 e da allora si sta costituendo una piccola collezione civica proprio di opere tessili. Per comprendere sia le ragioni della connessione sia la portata di M(A)Y FIBER è però necessario fare un passo indietro. “Se si venisse catapultati nel borgo di Busto Arsizio di epoca medievale, ci si ritroverebbe in una quotidianità scandita dal rumore ritmico dei telai installati nelle case degli agricoltori, per i quali la produzione di tessuti costituiva una preziosa entrata alternativa. Gli stabilimenti e le relative ciminiere che avrebbero realizzato chilometri e chilometri di tarlisu e bombasina – tipiche tele di cotone robusto, oggi celebrate nelle maschere del Carnevale cittadino - sarebbero sorti solo verso la fine dell’Ottocento. Grazie agli illuminati imprenditori che ne furono alla guida, il borgo operoso si trasformò in città prospera e all’avanguardia, in cui l’industria cotoniera andava a braccetto con quella meccanica. Nel secondo Dopoguerra l’economia tessile bustocca raggiunse l’apogeo e la città poté fregiarsi del soprannome di Manchester d’Italia”. Il tessile e lo spirito imprenditoriale, dunque, sono nel DNA di Busto Arsizio, nel senso che ne hanno tradizionalmente permeato la socialità e la cultura. “Ecco perché M(A)Y FIBER non avrebbe potuto vedere la luce altrove. Ed ecco perché oggi - viene concluso - Busto può essere di nuovo definita, senza temere smentite, una ‘capitale’ del tessile”.